CANTO DI NATALE

cantodinatale

da Charles Dickens

regia Giacomo Segulia

con Chiara Cervati e Ettore Oldi

 

Canto di Natale è un romanzo breve di genere fantastico del 1843 di Charles Dickens (1812-1870). È il più importante della serie dei Libri di Natale (The Christmas Books), nonché una delle opere più famose e più commoventi sul Natale. Narra della conversione del vecchio e avaro Ebenezer Scrooge, visitato nella notte di Natale da tre spiriti (il Natale del Passato, del Presente e del Futuro), preceduti da un'ammonizione dello spettro del defunto amico e collega Jacob Marley. Nel pieno della sua maturità artistica e professionale Dickens è profondamente insoddisfatto e decide di reinventarsi come “lettore-attore” delle proprie opere. Nascono quindi delle pièces tratte dalla sua produzione narrativa: i Readings, cioè delle versioni teatralizzate dei suoi racconti e dei suoi romanzi. È da qui che siamo partiti per creare il nostro spettacolo, e cioè dal copione potremmo dire, redatto dallo stesso Dickens. Il nostro intento è quello di riportare l’attenzione sul Canto di Natale nella sua dimensione di fiaba teatrale, cioè di una struttura che per sua stessa natura va agita da degli attori sulla scena per portare la storia a chi assiste. In questo modo la parabola di Scrooge verrà vissuta dagli spettatori in modo più forte, senza medium, ma con lo stesso spirito dei più piccoli che attorno al focolare ascoltano l’anziano che recita appunto una fiaba.

Lo spettacolo vede come perno la figura di Ebenezer Scrooge. Il vecchio usuraio è solo al mondo, isolato da tutto e tutti. Si è voluto quindi far emergere questa situazione anche a livello scenico: al centro, su una piattaforma girevole, c’è tutto il mondo di Scrooge; quella è la sua casa, ma anche il suo ufficio, il suo universo, la sua tomba. Tutto intorno c’è invece il mondo dei tre Spiriti e il mondo reale: gli impiegati sfruttati, i parenti, il popolo affamato, i poveri ammalati, cioè tutto ciò che Scrooge tiene a debita distanza dal suo castello di solitudine. Tutte queste figure sono affidate ad un'unica attrice, per sottolineare il dualismo tra il mondo di Scrooge e l’esterno. Sarà solo alla fine con la conversione finale di uno Scrooge ormai pentito che i due mondi entreranno davvero in contatto, con il crollo, anche concretamente sulla scena, dei muri che li dividevano. Un altro aspetto fondamentale è la dimensione sonora. A condurre gli spettatori nella fiaba teatrale ci saranno la musica, i suoni e i rumori, che avranno una loro dinamica precisa integrata nella drammaturgia. Si creerà così un unicum tra azione scenica e dimensione sonora.

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